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Chiesa Collegiata San Pietro Apostolo
- Cenni storici
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Nel mese di luglio dell'anno 1753 il sig. Antonio Rosselli, cui è intitolata una via di questo paese, bramoso di onorare sempre più il culto di Dio e per riparare alle molte irriverenze che giornalmente si commettevano nella Sua Casa, resa troppo angusta alle necessità della popolazione, nonostante l'opposizione di alcuni cittadini che non ne volevano l'amplificazione, ottenne dal Governo del Paese la relativa licenza onde abbattere alcuni grossi alberi della vicina selva per la fornitura dei legnami necessari, depositando al contempo scudi duemila presso il Monte di Pietà ed impegnandosi al versamento di scudi centocinquanta annui (fino al termine della costruzione della Chiesa) da prelevarsi dalla comunità.

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Progetto della collegiata dell'arch. A. Vici, supervisionato e completato da Vanvitelli, Valvassori e Salvi
La nuova chiesa, su disegno presentato dall'architetto Cristoforo
Moriconi, doveva sorgere accanto al palazzo dei Priori. Ottenutane
l'autorizzazione dall'allora regnante Pontefice Benedetto XIV con
rescritto dell'8 agosto 1753, il Canonico Andreoli ci descrive come il 2
settembre 1754 si fece una solenne processione con l'intervento di
tutto il Clero e Compagnie e la stessa sera fu iniziata la demolizione
della vecchia chiesa. A ciò si opposero i signori Nicola Moriconi e
il Capitano Vito Baccarini e ne presentavano protesta avanti il Podestà
senza però ottenerne effetto alcuno; cosicché tutto il popolo,
biasimandone il sentimento di questi, si infervorò talmente che la
mattina seguente si vide in gran numero completarne la demolizione col
benestare dei deputati, designati dal popolo, Vito Peci, Sebastiano
Maggioli e Girolamo Simonelli.
Il giorno 11
novembre dello stesso anno il Vescovo e Conte di Senigallia Mons.
Ippolito De Rossi, al quale si fecero incontrare a cavallo i primi
cittadini del Paese sino all'Abbazia dei Monaci Cistercensi di
Chiaravalle, giunse nella terra di Monte San Vito accolto al suono di
tutte le campane e sparo dei mortaletti. Preceduto dall'arciprete
Ottavio Simonelli, dall'intero Capitolo e dal clero secolare in abiti
corali e cotta, con a capo la Croce Capitolare, Mons. Vescovo si è
portato al luogo destinato e precisamente dove doveva sorgere l'altare
maggiore ed al canto di salmi e preci collocò nella pietra angolare la
reliquia di San Vito protettore, e mezza piastra d'argento del regnante
Pontefice Benedetto XIV collocandola nel punto dove doveva poggiare il
pilastro principale annesso al campanile (a cornu evangeli) alla
profondità di circa 20 piedi; poscia il suddetto Vescovo celebrò la
Santa Messa in altare portatile.

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Nei seguenti anni furono completati gli altri tre pilastri, il 5 luglio del 1760 ebbe inizio la costruzione del campanile e nell'estate del 1762 quella della cupola che terminò verso la fine dello stesso anno con la piombatura di un artefice di Ancona impiegandovi 60.000 libbre di piombo.
Il 18 ottobre del 1764 giunse il rescritto di S.S. Clemente XIII col quale si fa grazia alla supplica avanzata dai deputati Ubaldo e Sebastiano Maggioli, Carlo De Grandis unitamente a tutti i canonici Arciprete Moretti, Girolamo Simonelli, Nicolò Fabbretti, Franco Andreoli, G. Battista Boni e Giacomo Bracchi perché venisse demolita la vecchia casa Moriconi onde avere altra area a disposizione per un maggiore sviluppo della nuova chiesa. Così dopo tredici anni di lavoro, durante i quali le buone popolazioni, facendo il cosiddetto passamano dalla vicina fornace in contrada Metrano, portarono sul luogo i tanti mattoni necessari, la Chiesa venne ultimata ad opera del capomastro Maiolatesi di Monsano e solennemente benedetta il 28 giugno 1766 con speciali funzioni religiose dopo le quali tutto il Capitolo si recò al Palazzo Priorale a ringraziare il Magistrato.

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cupola della Collegiata
Il campanile, come pure la facciata principale della chiesa
non poterono essere completati per mancanza di mezzi; il primo infatti
che avrebbe dovuto sorpassare per altezza la cupola, terminava con un
semplice tetto che nel 1930 in occasione del forte terremoto di
Senigallia, venne restaurato insieme alla chiesa da parte del Vaticano e
terminato con una semplice soletta in cemento tutt'altro che estetica.
Venne anche ritinteggiato in quell'epoca l'interno della Chiesa e
successivamente altri lavori di riparazione furono eseguiti, tra cui i
principali quelli del pavimento e del presbiterio nonché del lanternino
della cupola, da parte del Genio Civile di Ancona in conseguenza di
danni di guerra. Da quanto risulta dalla storia, la Parrocchia di Monte
San Vito ebbe inizio nel 1533 e la ressero sino al 1673 dieci
Priori-Pievani e, da questo anno ad oggi, elevata alla dignità di
Collegiata, da venti arcipreti-parroci.

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Progetto originario della facciata
Alcune immagini e il testo sono liberamente tratti dal libro "Monte San
Vito Castello, terra, Comune" edito dal Comune di Monte San Vito e
consultabile presso la Biblioteca Comunale.
Immagini tratte dalla pagina della Parrocchia di S.Pietro Apostolo di Monte San Vito.
- Visita guidata
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La Chiesa Collegiata è dedicata al principe degli Apostoli:San Pietro; è costruita in stile tardo-barocco con tratti Vanvitteliani e neoclassici.
Entrando in chiesa da destra, collocata nella parete di fondo, alla
vista continua dei visitatori, sta l'epigrafe che sintetizza l'intera
storia della costruzione del nuovo Tempio di Monsanvito:
A Dio Ottimo Massimo.
Il Senato e il Popolo di Monte San Vito
eressero fin dalle fondamenta questo Tempio,
abbellendolo di ogni ornamento,
e dedicandolo a San Pietro, Principe degli Apostoli.
Ne curarono la costruzione
Vincenzo Maria De Alteri, Prefetto di Ancona,
Antonio Roselli, che lo arricchì di doni,
Ubaldo Felice e Sebastiano Maggioli
e Carlo De Grandis.
Ne fu Architetto Cristoforo Moriconi.
Il giorno 11 novembre dell'anno 1753,
Ippolito De Rossi, Vescovo di Senigallia,
effettuò la posa augurale della prima pietra.
Il Tempio fu completato il giorno 28 giugno dell'anno 1766,
essendo Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica CLEMENTE XIII
ed essendo Pretore Giovanni Battista di Aragona
Iniziamo la
nostra visita guidata dal primo altare di destra ove di recente è stata
collocata una tela di fine '700, di autore ignoto e della quale non si
conosce la provenienza, che raffigura
l'
ASSUNZIONE DI MARIA SS.
La tela è in buono stato di conservazione e di fresca vivacità.
Proseguiamo verso il secondo altare di
destra denominato Altare Gregoriano, sul quale predomina una tela del
tardo '800, di buona fattura, raffigurante il
SACRO CUORE DI GESU'
, espressione più alta dell'amore del Figlio di Dio per l'umanità.
La terza cappella di destra è dedicata al
MISTERO DEL DOLORE
con statue lignee di Cristo morto e della Madre Addolorata, che denotano una forte espressività.
Da alcuni anni vi fanno da cornice sedici formelle in terracotta
raffiguranti la VIA CRUCIS, espressione di fede e di arte di un caro
monsanvitese autodidatta, Italo Marchini (1907-1992), commissionata
dall'arciprete parroco Don Pietro Landi.
In alto una piccola cornice raffigura l'Eterno Padre, nella parte
sottostante all'altare sono conservate le ossa di San Giustino Martire.
Arriviamo quindi nella parte centrale della Collegiata, chiamata
transetto, ove nella parte destra ammiriamo in alto stucchi pregiati
raffiguranti Putti sostenenti, quelli di sinistra, un turibolo che
simboleggia
l'incenso della preghiera di adorazione e una palma del martirio; quelli
di destra sostenenti invece una
Tiara Papale a simbolo dell'autorità della Chiesa.
Al centro in una solenne struttura marmorea sovrastata da due statue
raffiguranti la Fede e la Speranza, ha ritrovato il suo posto la tela di
Filippo Bellini da Urbino (1550-1603) titolata
LA MADONNA DEL SOCCORSO
,
con Maria SS. che con una mano sorregge il Figlio Gesù e con l'altra
difende la Chiesa dalle insidie di Satana, mentre sotto, al centro, San
Vito sorregge il paese, con a fianco San Pietro Apostolo titolare della
Parrocchia, San Sebastiano e San Girolamo. È questa una importante
testimonianza raffigurante l'aspetto urbano, almeno nei contorni, del
castello Monsanvitese nel Medioevo. La tela (mt. 2,85 x 1,85) è stata
restaurata nel 1992 dai maestri di Urbino per essere poi esposta alla
mostra di Sisto V, ad Ascoli Piceno. Una logica deduzione ci convince
che l'opera, anteriore alla chiesa attuale, dipinta alla fine del '500,
sia stata la pala dell'altare maggiore della vecchia chiesa ivi
esistente, ciò perché la imponente struttura marmorea neoclassica che
accoglie oggi la tela non sarebbe così precisa se non vi fosse già stato
il quadro da collocarvi.
Al centro dell'altare è posto un prezioso reliquiario contenente reliquie del patrono San Vito.

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Sempre nella parte destra del transetto, a sinistra in alto, è stata collocata la tela
VERGINE SS. COL BAMBINO GESU',
con S. Francesco ed il Patrono San Vito che regge un'altra importante
immagine del castello in una configurazione attribuibile agli inizi
'700.
La tela viene attribuita al pittore Marco Benefial di Roma (1684-1764) e
la probabile provenienza del dipinto, per la presenza di San Francesco
che indossa il saio dei frati conventuali, è la Chiesa Francescana di
Santa Maria delle Grazie. Il bozzetto dell'autore delle dimensioni 33 cm
X 47 cm è esposto al Museo del Louvre di Parigi -
Collezione Fabrizio e Fiammetta Lemme.
Dalla porta posta al di sotto dell'opera del Benefial si accede alla
sagrestia, ove sono state poste quattro formelle dedicate ai ritratti
dei nobili Clericali che contribuirono alla costruzione della
Collegiata.
La formella dedicata a Clemente X il cui notevole dipinto a olio è
racchiuso in un bel medaglione incorniciato con classici festoncini a
stucco recita sotto la seguente epigrafe:
In onore di Clemente X Pontefice Massimo, perché elevò la Pieve di Monte San Vito alla dignità di Chiesa Collegiata, con emissione della Bolla istitutiva in data 22 agosto 1673,
l'onorevolissimo Ordine dei Canonici curò di porre a perenne ricordo del Beneficio.
Sotto quella dedicata a Benedetto XIV si può invece leggere:
In onore di Benedetto XIV Pontefice Massimo, poiché con Lettera, datata 8 agosto 1753, approvò che la vecchia chiesa, quasi cadente per la vetustà, fosse ricostruita dalle fondamenta ed ampliata, i Quadrumviri con decreto curarono che fosse posta a imperituro ricordo della benevolenza papale.
Sotto la formella dedicata al Mons. Ippolito De Rossi si legge:
Le Autorità Civili si premurarono di apporre questa epigrafe in onore di Ippolito De Rossi, Vescovo di Senigallia, che l'11 novembre 1753 pose la prima pietra di questo Tempio, affinché non si perda il ricordo di così illustre Presule.
La quarta formella ricorda l'interessamento dimostrato dal Cardinale Delegato Pontificio:
Il Senato e il Popolo di Monte San Vito, a testimonianza della propria gratitudine spirituale, stabilirono che fosse posta questa lapide-ricordo in onore del Diacono Cardinale Vincenzo - Maria De Alteri del Titolo di San Giorgio in Velabro, il quale, emulando le virtù dei suoi avi, curò, con ammirevole premura e diligenza, mentre era Delegato alla Presidenza di Ancona,
che fosse portata a termine la costruzione di questo Tempio.
Sempre nella sagrestia è custodita una tela raffigurante
MADONNA CON SAN CARLO, SAN NICOLA E ANGELI
proveniente dalla vecchia chiesa di S. Nicola da Tolentino ubicata in via S. Nicola.
Sempre custodite nella sagrestia possiamo ammirare: una tela molto
interessante, seppur in pessimo stato, raffigurante SANTA MARTIRE
CRISTIANA AGNESE con sullo sfondo tre nuclei marchigiani ed in basso la
firma dell'autore Giovanni Arcangelo Urbinate del fine '600 proveniente
dalla Chiesa di San Pasquale Baylon del Monastero delle Clarisse
chiamata ora Chiesa dei Caduti; una tela incastonata nella cornice
arcata raffigurante una copia dell'opera del pittore Barocci di Urbino
denominata DEPOSIZIONE DI NS. GESU' CRISTO; un'altra piccola tela
raffigurante LA CROCIFISSIONE proveniente dal palazzo Simonelli; un bel
Crocefisso ligneo del '600 proveniente dalla Chiesa Francescana di Santa
Maria delle Grazie.
Rientrando in Chiesa dalla porta laterale ci troviamo ai lati del
prezioso coro costruito in legno nella seconda metà del '700, capace di
ospitare ben trenta Canonici.
Al centro dell'abside, sopra all'altare maggiore, si può ammirare la grande tela del pittore Pietro Labruzzi;
MARTIRIO E TRIONFO DI SAN VITO PATRONO
con San Pietro Apostolo titolare della Chiesa e la Vergine SS. in
gloria. La tela è datata 1777, da allora è sempre stata al suo posto e
gode di un buon stato di conservazione, è considerata una ottima opera
di gusto neoclassico (misura mt. 5.50 x 2.80). Gli imponenti gessi che
la sovrastano raffigurano il TRIONFO DELLA CROCE.
Il maestoso altare maggiore di marmi policromi, con al centro un
artistico tabernacolo ove è custodito il SS. Sacramento, è di epoca
vanvitelliana. A lato è stato collocato il Crocefisso del '600 che ha
come base un maestoso leggio ligneo che in antico era posto al centro
del coro, sul quale veniva collocato il grande libro, detto SANTORIALE,
con stampato a grandi caratteri sia i testi che le musiche in
gregoriano, su cui leggevano dai loro scanni tutti i partecipanti alla
preghiera liturgica comunitaria (ovvero il Collegio dei Canonici per cui
la Chiesa è detta Collegiata).

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Sempre rivolti verso l'altare maggiore, sulla sinistra dell'abside è stata di recente collocata una tela raffigurante
LA MADONNA DELLA MERCEDE
con San Pietro Nolasco, fondatore dei Mercedari (confraternita che
organizzava il riscatto degli schiavi). Della tela non si conoscono
autore e provenienza.
Sulla destra invece è stata posta una tela proveniente dalla Chiesa di
Santa Maria delle Grazie dei Frati Minori Conventuali che risiedevano a
Monte San Vito fino alla fine del '700. Demolita la loro Chiesa situata
nei pressi dell'attuale cimitero, le opere d'arte hanno trovato posto
nella Collegiata. La tela rappresenta
l'
ESTASI DI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
, e pur non conoscendone l'autore, è molto apprezzata.
Rientrando nella trasversale della croce latina di cui ha forma la
Collegiata, detta appunto transetto, si può ammirare la maestosa CUPOLA con gli imponenti gessi attribuiti, gli stucchi, al romano Gioacchino Verlè ed i festoni al Notari di Milano.
A partire dalla direttrice dell'altare maggiore sono raffigurati: San
Giuseppe Sposo di Maria con alla sua destra San Pietro Apostolo, San
Curato D'Ars, Sant'Agostino, San Vito, San Filippo Neri, San Carlo
Borromeo ed infine San Paolo.
La tela raffigura
LA MADONNA DELLA MISERICORDIA
,
Maria SS. col Bambino Gesù in braccio, sotto un arco di trionfo Essa
avanza nella storia presentando suo Figlio al mondo, mentre due angeli
sorreggono il Suo manto a protezione del popolo e della Confraternita
della Misericordia (detta dei Sacconi). La preziosa tela proviene da
un'antica Chiesa detta della Madonna della Misericordia che si trovava
in via Borgo Garibaldi. Sovrastano la struttura marmorea gessi
raffiguranti Putti che sorreggono un libro aperto, la Parola di Dio, ed
una Mitria Vescovile, Pastore della Diocesi.
In basso nel transetto su un altare mobile si trova il baldacchino
dorato con la tela di NOSTRA SIGNORA DI MONTE SAN VITO, molto cara ai
monsanvitesi devoti della Madonna del Rosario di Pompei alla quale il
quadro si ispira. Fu commissionata da un sacerdote monsanvitese (D.
Augusto Frezzotti) e realizzata nel 1956 dal pittore, monsanvitese
anch'egli, Ovidio Sabbatini (figlio del sagrestano Vittorugo) che scelse
come sfondo il caratteristico paesaggio di Monte San Vito.
A lato del transetto, sulla destra in alto, ha trovato posto il dipinto
di Andrea Lilli, pittore anconetano della fine del '600 detto anche il
Lillio, titolato
SALVATOR MUNDI
.
Il Salvatore Gesù Bambino è seduto sul mondo con Maria sua Madre,
Sant'Anna sua nonna, la Maddalena, Santa Caterina d'Alessandria, Santa
Caterina da Siena e San Francesco d'Assisi.
Il giglio (lilium in latino) abbandonato sul portale che scandisce la
scena è la firma dell'autore: il
Lilli. Anche questa opera proviene dalla Chiesa di Santa Maria delle
Grazie e la sua attribuzione al pittore marchigiano è stata una scoperta
della Dott.ssa Livia Carloni di Senigallia; la quale segnalazione ne
permise l'affidamento da parte dell'Intendenza delle Belle Arti di
Urbino al Maestro Nino Pieri. Dopo il restauro, fu esposta nel 1985 alla
mostra sul Lilli ad Ancona.
Tornando verso il maestoso ingresso troviamo sulla destra una cappella
ove ha trovato spazio una statua lignea del '700 raffigurante San
Antonio da Padova, proveniente dalla Chiesa Francescana di Santa Maria
delle Grazie. Continuando possiamo ammirare il PULPITO ligneo con, nella successiva
cappella, una bella tela attribuita a Filippo Bellini (1550-1603):
LA CROCIFISSIONE
con Giovanni Evangelista e la Vergine Addolorata. Di seguito osserviamo la cappella che da sempre ospita la tela di G.B.
Lazzarini di Pesaro (1710-1801), in buono stato di conservazione,
raffigurante il
TRANSITO DI SAN GIUSEPPE
assistito da Gesù e Maria. Nella cappella laterale all'ingresso si trova invece l'antico
BATTISTERO
( particolare della fonte battesimale
), con una tela attribuita al Bedini di Ostra, raffigurante il
BATTESIMO DI GESU' da parte di Giovanni il Battista, sovrastato da una
piccola tela con l'Eterno Padre e la colomba dello Spirito Santo.
Dalla navata centrale si può ammirare il grande
ORGANO
a canne che risale al 1820 ritenuto da sempre un Vici da Montecarotto.
Ha una cassa in legno con una tastiera di cinquanta tasti dal DO/1 al
FA/5, ben ventisette canne di facciata ed un pregevole mantice elettrico
e ventitré registri. Viene suonato da esperti in particolari
circostanze.
A questo punto suggeriamo una riflessione che testimonia la devozione
del popolo monsanvitese: tutte le tele raffigurano la Vergine Santissima
Madre di Cristo e perciò SIGNORA di Monte San Vito.
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