Le notizie sull'attività teatrale sono scarse fino agli anni venti del Novecento
quando G. Battista Simonelli in qualità di segretario del condominio,
compila il libro di cassa, il quale dimostra l'esistenza di un'attività
legata alle feste sociali, alle prime proiezioni cinematografiche e alla
presenza di una filodrammatica locale dal curioso nome "Stenta ma nun
more".
Oltre alla mancanza di memoria storica, vi fu anche
un'assenza di manutenzione dei locali dato che le preoccupanti
condizioni della struttura resero necessario, sempre attorno agli anni
venti, un progetto per il restauro. Vennero redatte due soluzioni
entrambe a opera dell'Ing. Troiani: 22 palchi divisi in due ordini o 16
palchi in due ordini e l'anfiteatro. La spesa prevista per tali lavori
era di circa 53 mila lire e fu motivo di una lunga trattativa tra il
Condominio e l'Amministrazione comunale per avere un contributo. In un
primo momento vi fu un diniego totale, poi il Podestà decise di
partecipare alla spesa con un contributo comunale di 20 mila lire.
Purtroppo però il progetto dell'Ing. Troiani venne scartato e la
ristrutturazione venne realizzata secondo il progetto di un capomastro
locale: Tarcisio Guadagnini.
Il restauro fu
realizzato celermente, anche se con soluzioni poco funzionali per un
Teatro come la scelta dell'inclinatura dei palchetti, i lavori
terminarono presto. Il teatro condominale "La Fortuna" si presentava
come una miniatura, stucchi bianchi e rosa antico stile "fin de siecle",
un'effige di Bacco posta nell'intradosso del proscenio, la pianta nella
classica forma "a campana" allungata e quattro palchi in più permisero
di recuperare spazio dal boccascena.
Il 28 gennaio 1928, il
giorno dell'inaugurazione dopo il restauro, fu rappresentato il "Don
Pasquale" di Donizetti, con direttore, cantanti e scenari venuti da
Milano e i musicisti da Jesi e Ancona: la recita fu un successo e
l'opera fu replicata con grande affluenza di pubblico.
Memorabile
l'evento del concerto di Beniamino Gigli all'Arena, nel 1929 che non
poté essere ospitato nel teatro, troppo poco capiente per l'enorme
numero di persone che attirò la manifestazione.
Il periodo
che ne seguì fu molto fecondo e altri eventi artistici, come nel 1933
"Il Trovatore" di Verdi ed "Il Barbiere di Siviglia" di Rossini, furono
molto apprezzati. L'attività del teatro rimase assidua fino alla fine
degli anni '50 quando ormai gli spettacoli cinematografici presero il
posto delle rappresentazioni teatrali.
Ancora una volta, a causa della cronica mancanza di manutenzione adeguata, nel 1966 il Teatro venne dichiarato inagibile e chiuso.
Dopo decenni di sostanziale abbandono, all'inizio degli anni Duemila, l'Amministrazione Comunale, proprietaria dell'immobile, avvia un nuovo grande restauro del teatro che con una serie di interventi di ammodernamento sul piano della sicurezza e dell'impiantistica e una soluzione che elimina l'errore di progettazione dei palchi, riporta il Teatro Condominale "La Fortuna" al suo antico splendore.
Le immagini e il testo sono liberamente tratti dal libro "Teatro La Fortuna Monte San Vito" Collana dei Teatri storici delle Marche edito dal Comune di Monte San Vito e consultabile presso la Biblioteca Comunale.